Albano, l'agonia di un lago

Incastonato tra le alture dei Colli Albani, in un'area a circa 30 km da Roma, il lago Albano è un bacino lacustre di origine vulcanica. La sua genesi ricalca una storia geologica tra le più entusiasmanti, quella che ha portato alla formazione dell'antico Vulcano Laziale. Dal punto di vista storiografico invece, le vicissitudini di questo lago sono da ricercarsi in quelle dell'ascesa di Roma, anche se il territorio era già da tempi più antichi abitato dal popolo dei Latini. 

A partire dalla seconda metà degli anni '80 del secolo scorso il Lago Albano ha visto le sue acque ritirarsi in modo progressivo, a causa dell'abbassamento della falda acquifera sottostante, dovuta ad una eccessiva antropizzazione del territorio e a continue captazioni. Ad oggi viene stimata una perdita di un livello pari a circa 6 metri d'acqua. Ciò è ormai palesemente visibile ad occhio nudo, e la situazione, al 13 gennaio 2024, in un periodo dell'anno che dovrebbe essere di ricarica grazie alle piogge, all'umidità e ad una minore evaporazione, appare quantomai drammatica. TrekWay, in qualità di progetto divulgativo con finalità ambientali e naturaliste, si unisce nel suo piccolo alle molteplici associazioni e cittadini che chiedono a gran voce degli interventi mirati ed immediati, per scongiurare quella che a tutti gli effetti appare come una imminente catastrofe ambientale.

Sulla crisi idrica dei laghi di Nemi e Albano vorremmo inoltre concentrarci su due punti, che riteniamo fondamentali

 

1. La regressione delle acque NON è dovuta alla scarsità di pioggia del periodo. Questa crisi ha radici ben più profonde che risiedono nella cattiva gestione del territorio, che in 40 anni è stato soggetto ad un processo di cementificazione, antropizzazione e consumo delle risorse, tra cui la falda acquifera, oltre ogni sostenibilità. Le piogge quindi incidono in maniera marginale e fisiologica sull'abbassamento del livello delle acque, ma in condizioni di salute ottimali della falda questa continua ad alimentare il lago e le sorgenti di quota che dai Monti delle Faete porta(va)no acqua al bacino lacustre

 

2. La legge costituzionale 1/2022 ha aggiunto un terzo comma, importantissimo, all'articolo 9 della nostra Costituzione: "La Repubblica tutela l'ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell'interesse delle generazioni future ".

Questo passo è fondamentale perché la battaglia che viene fatta oggi per difendere le risorse di questo territorio (e con esse acqua e agricoltura), e che gli enti pubblici locali, in quanto organismi della Repubblica hanno il dovere di far loro, è una lotta intergenerazionale, che deciderà quale mondo vogliamo lasciare ai nostri figli e se loro avranno il nostro stesso diritto di vivere in una terra che dia loro acqua, cibo e aria pulita.

 

Le foto che vedete qui sotto non avrebbero potuto essere scattate nel 1989, perché quei piloni (il cui livello di abbassamento dell'acqua è stato contrassegnato con delle targhe) erano completamente immersi nell'acqua...da circa 6 metri d'acqua

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