Il regno delle piogge: il fenomeno dello Stau sui Monti Lepini
Anche se non possiamo parlare di una vera e propria omogeneità climatica, data la complessità, l'eterogeneità territoriale e la vicinanza del mare, Il territorio dei Monti Lepini è tuttavia caratterizzato pressoché per intero da un'alta piovosità media nelle tre stagioni (autunno, inverno e primavera). Come si può facilmente evincere dalla fig 009, l'intera catena montuosa ha una distribuzione annua di piogge tale da raggiungere, e talvolta superare i 2000 ml annui sulle aree sommitali. Questo non deve stupirci: l'effetto del carsismo sulle rocce carbonatiche di queste montagne non avrebbe infatti mai potuto essere così preminente in assenza di precipitazioni copiose, perché è l'acqua a scavare e modellare il paesaggio. E come succede in molte altre zone sia appenniniche che alpine, è l'acqua, attraverso le piogge e le nevi, ad essere la protagonista indiscussa. Ma da cosa è dovuto questo aumento di piovosità in prossimità dei rilievi montuosi? E' evidente che ci sia una connessione tra l'orografia del luogo e le masse d'aria che generano le nubi. In particolare questo legame è dato da un fenomeno naturale, quello del sollevamento orografico, e dalla sua immediata conseguenza: l'effetto Stau (fig010). Analizziamo, seppur in modo sintetico, questo fenomeno, tanto complesso quanto affascinante, tipico di un ambiente montano.
Innanzitutto dobbiamo partire da un presupposto importante e assodato, e cioè che una massa d'aria che giunge alle pendici di un rilievo montuoso deve sempre fare i conti con l'orografia. L'aria infatti ha una densità tale da essere costretta, di fronte a simili ostacoli come le montagne, a sollevarsi. Questa azione è più o meno efficace in base alla spinta della massa d'aria e alla propria densità. Ad esempio, l'aria fredda generata dai venti che soffiano da Atlantico, Nord Europa e Balcani viene spinta da un campo esteso di intense correnti occidentali, settentrionali o nord-orientali. Nel proprio percorso verso il Mediterraneo, all'incontro con le nostre catene alpine o appenniniche, la massa d'aria è costretta a sollevarsi sul primo versante che incontra. Questo versante dove l'aria è in risalita viene detto sopravento, ed è da qui che ha inizio il fenomeno dello Stau, parola tedesca che sta a significare appunto "coda" o "ristagno". L'aria inizia a raffreddarsi di 1°C ogni 100 metri di innalzamento. Se è umida, ad una certa quota diventa satura di vapore acqueo, dopo di che avviene la condesanzione: si formano nebbie e nubi ed hanno luogo le precipitazioni. Ma il fenomeno non si esaurisce con il verificarsi delle piogge. Con la condensazione viene liberato il calore latente contenuto nel vapore acqueo, e perciò l'aria che continua a salire si raffredda più lentamente (circa 0,6 °C ogni 100m). Arrivata in cima alla montagna questa è ormai secca ed è quindi costretta a scendere, comprimendosi e riscaldandosi ad un ritmo quasi regolare di circa 1°C ogni 100 metri. Per questo motivo, dall'altro versante della montagna (il versante sottovento) l'aria raggiunge una temperatura superiore a quella che aveva salendo. Questa esperienza può facilmente essere sperimentata quando, durante un trekking, raggiungiamo la cima di una montagna e scavalliamo nel versante opposto, che possiamo percepire più caldo e secco, e dove addirittura la vegetazione presente può cambiare: basti pensare al Monte Semprevisa e alla differenza nell'ecosistema tra i due versanti, quello di Carpineto Romano, dove le precipitazioni annue si attestano sui 1700 ml e ammiriamo un paesaggio simil-alpino (fig011), e il versante di Bassiano, con precipitazioni annue più che dimezzate e dove l'aria più mite e la sottostante Valle Latina (fig012) donano al paesaggio caratteristiche tipicamente mediterranee. Quest'ultimo fenomeno prende il nome di Fohn e, benché sia di gran lunga più accentuato su rilievi montuosi imponenti come le Alpi o la dorsale appenninica abruzzese (dove le differenze di temperatura tra i due versanti raggiungono anche i 15°C!) possiamo avvertirlo anche sui nostri Lepini, dove però diversi altri sono i fattori che regolano il clima e la piovosità, primo tra tutti l'apertura a Sud-Ovest sul mar Tirreno. Tutte queste variabili hanno però contribuito in modo determinante a fare di queste montagne un piccolo regno delle piogge.