Tra querce e narcisi: il bosco del Cerquone

Nella grande piana nota con il nome di Pratoni del Vivaro, circondata dalla catena montuosa artemisia-tuscolana, c'è un bosco a fare da cornice, all'apparenza poco rilevante rispetto all'ambiente scenografico che si apre davanti ai nostri occhi. Ma più ci avviciniamo all'entrata di questo bosco, più ci rendiamo conto che, in realtà, questo ecosistema non molto esteso rappresenta un punto di riferimento nello studio della flora del territorio castellano. Il Bosco del Cerquone, con i suoi 75 ettari, è infatti ad oggi una delle ultime testimonianze di quello che era la foresta autoctona. Fino al XVI secolo infatti, l'intero territorio dei Colli Albani era avvolto dalle foreste QTA, un acronimo che risponde alle tre tipologie di alberi più diffusi: la quercia, il tiglio (soprattutto nelle zone a ridosso dei laghi) e l'acero. Un discorso a parte meriterebbero le faggete, che ricoprivano le altitudini montane e submontane dei Castelli Romani, al punto da dare anche il nome alla cima più elevata, il Maschio delle Faete, appunto.

A partire dalla seconda metà del XV secolo, lo Stato Pontificio, e per primo papa Sisto IV, iniziò ad emanare una serie di "Constitutiones" : di fatto con queste disposizioni molti proprietari terrieri iniziarono progressivamente a sostituire i querceti con i castagneti che, essendo alberi da frutto, liberavano innanzitutto il terreno dai vincoli del legnatico e del pascolo. Inoltre la progressiva sostituzione del QTA con i castagneti, da cui si poteva ricavare farina e pane, appariva come un'ottima soluzione per soddisfare le esigenze nutritive della sempre crescente popolazione del territorio e, soprattutto, dell'Urbe.

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A fare da anticamera a questo ambiente più unico che raro, ecco apparire davanti a noi una distesa floreale, anche questa più unica che rara, quella dei narcisi. Fiore di ineguagliabile bellezza, esso prende il nome direttamente in prestito dal mito greco di Narciso, giovane cacciatore bello e maledetto che, incapace di provare amore se non per sé stesso, finisce con l'innamorarsi della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d'acqua e muore cadendo nel lago in cui si specchiava. Così questi fiori, tanto affascinanti quanto i loro bulbi tossici per gli animali da pascolo, ispirano ogni anno la Festa del Narciso nella vicina Rocca Priora. 

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Entrando nel bosco del Cerquone si capisce da subito l'unicità del luogo. Dopo quanche minuto di camminata la sensazione è quella di ritrovarsi immersi in un mondo parallelo, quasi una bolla del tempo, dove a spadroneggiare sono possenti querce secolari che vivono in perfetta simbiosi con un sottobosco ricco e nel quale si alternano il pungitopo, il sambuco, il sanguinello, il biancospino o le magnifiche fioriture di ginestra.

Ad ogni passo ci inoltriamo sempre di più in una dimensione primordiale, e persino l'eco della vallata del Vivaro lascia il posto ad un silenzio che a tratti penetra nei nostri sensi così in profondità da creare un vuoto ancestrale che un po affascina, e un po spaventa.

Ma il bosco è così magnetico che il nostro cammino quasi va avanti autonomamente, e senza quasi accorgercene, concludiamo l'anello tra questi giganti, ritrovando la radura e la vanità dei narcisi.

 

 

Scheda tecnica 

Difficoltà (CAI) : T

Durata. :2h e 25m

Distanza percorsa: 5,2 Km

Dislivello assoluto: 204 m

Tipologia di terreno: sterrato, sottobosco

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