La seconda fase del Vulcano Laziale


 

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In questa foto, scattata alle pendici del Monte Tuscolo, è racchiusa tutta un'epoca di stravolgimenti morfologici che hanno coinvolto l'area dei Colli Albani (e non solo).

Il Vulcano Laziale era infatti in origine un grande massiccio vulcanico, alto oltre 2.000 metri e con un diametro alla base di circa 60 km (praticamente andava dall'attuale zona di Tivoli sino al mar Tirreno).

 

Circa mezzo milione di anni fa ebbe inizio la sua trasformazione, che passò attraverso tre fasi di grandi sconvolgimenti eruttivi. La prima di queste fasi, detta tuscolana- artemisia (dal nome dei monti che formavano il recinto dell'antico vulcano) culminó nel collasso del cono vulcanico originario, in seguito alll'abbondante fuoriuscita di materiale lavico e piroclastico. 


 

Questo determinò un sensibile abbassamento dell'altezza della montagna, e la costituzione di un recinto circolare molto più ampio, che corrisponde all'odierna catena dell' Artemisio. 

 

A questa fase seguì un periodo di stasi, in cui sembrava che il territorio avesse trovato la sua stabilità. Una stabilità però solo apparente, in quanto circa 300.000 anni fa l'apparato vulcanico dei Colli Albani sarebbe entrato in una seconda, nuova fase, che ne avrebbe ancora una volta stravolto la sua morfologia. In questa fase seguirono violente eruzioni piroclastiche, i cui residui sono ancora oggi rintracciabili a decine di chilometri di distanza e raggiunsero in alcuni casi le sommità dei vicini monti Lepini, alternate a colate di lava più basiche e quindi più povere in silicio. Ed è in questo arco temporale, lungo circa 100.000 anni, che avvenne qualcosa di molto particolare, quasi una rarità geologica: all'interno del vecchio cono vulcanico, delimitato dalla catena dell'Artemisio, iniziò a sollevarsi un secondo cono, più stretto ma più alto, andando a formare un secondo recinto vulcanico, all'interno del recinto vulcanico più ampio.

È questa la fase che viene convenzionalmente chiamata "dei Campi di Annibale " o "delle Faete", perché quella che stava sorgendo era, appunto, la catena dei Monti delle Faete, costituita dalle sommità di Monte Cavo, Maschio delle Faete e Colle Iano, quella in sostanza che osserviamo in foto.

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La foto che abbiamo scattato offre quindi una buona prospettiva di insieme sulla formazione di questi monti, e ci aiuta anche a capire perché, se noi prendiamo in mano una carta topografica dei Colli Albani, possiamo osservare che l'intero territorio appare come formato da due anelli (in realtà uno è un semicerchio) praticamente concentrici...un recinto all'interno di un altro recinto, incastonati per sempre l'uno dentro all'altro...o perlomeno, fino a quando il Vulcano Laziale non deciderà di cambiare nuovamente il suo volto.

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